Johanna di Miss Clara

Recensione di Martina Greta Colonna

Ci ho messo tanto per decidermi a scrivere questo articolo. Non è mai facile, quando si tratta dei libri di qualcuno che conosci bene. E la mia sorella tarocca è come se fosse una parte di me, per cui scrivere di lei, dei suoi libri, è un po’ come auto-recensirmi. Difficile, insomma. Tanto. Però ho trovato la soluzione. Ho riletto Johanna, per la terza volta, coinvolgendo il “mio ingegnere”. Ogni sera, dopo cena, finito di sistemare la cucina, gliene leggevo un pezzettino, gliene parlavo, gli esprimevo il mio punto di vista. Lui mi diceva perché gli stava piacendo così tanto, io lo stesso. E, all’improvviso, è diventato facile e bello e naturale parlarne anche a voi. Finalmente. Come sempre, com’è stato per Joy, la protagonista dell’omonimo romanzo d’esordio di Miss Clara, anche Johanna è una ragazza forte e indipendente e tutto il libro ruota attorno a lei e alla sua personalità ben definita e sfaccettata. A Miss Clara piace rendere il più possibile visivi i personaggi e trasportarci nella trama come dentro a un film. E di cose, in Johanna, ne accadono parecchie, così come parecchi sono i comprimari che ruotano attorno alla protagonista. Il valore aggiunto di questo romanzo è, a mio parere, l’ambientazione. La storia si svolge in Inghilterra sul finire dell’Ottocento, nel 1886 per l’esattezza – la precisione è un altro dei pregi che ammiro nella scrittura di Clara -. Siamo in piena Rivoluzione Industriale, dunque. Rivoluzione in tutti i settori e lotta delle donne per acquisire nuovi diritti, emanciparsi dagli uomini e dai ruoli che le hanno incastrate in un angolo. Johanna è affascinata dal movimento delle Suffragette (di cui sa tutto e vuole conoscere tutto), dalle nuove tecnologie. Il suo primo viaggio in treno è documentato fin nei minimi dettagli, espresso con vivezza di immagini e sentimenti che ci portano con lei, in quella carrozza, a rivivere le stesse emozioni forti. A viaggiare con la fantasia tornando indietro ai suoi tempi, immaginando, senza sforzo, cosa dev’essere stato ritrovarsi di fronte a tante novità da far girare la testa, essere donna in quell’epoca in cui cominciano a non bastare più i vecchi ruoli ma non sono ancora acquisiti quelli nuovi: ogni conquista è frutto di lotta, o quantomeno di duro lavoro, ricerca. E rivoluzione, appunto. Anche la trama di Johanna è una continua ricerca. Ricerca della madre Karen, innanzitutto: è scomparsa, senza lasciare tracce, nove mesi prima, ma Johanna non si dà per vinta. Durante le sue indagini viene aiutata da un amico speciale, William, che lavora con lei nell’orfanatrofio dove Karen era insegnante, e un po’ alla volta la protagonista imparerà a lasciarsi andare, a fidarsi, a scoprire il suo lato femminile per molti anni celato dietro vestiti comodi e mascolini e un modo di fare, con gli uomini, cautamente distaccato. Ma in fondo, forse proprio come tutti, anche lei è alla ricerca dell’amore, quello vero, quello che è una volta per sempre. E così, mentre cerca la madre e ritrova se stessa, conosce casualmente una donna che ha smarrito il suo passato. Superata la prima delusione – la paziente della clinica le era stata segnalata come possibilità di riabbracciare la madre – si affeziona a Rose (così battezza la nuova amica) e, con la generosità che le è propria, si dà da fare per ricostruire il suo passato, viaggiando in lungo e in largo e interrogando chiunque. E, mentre questa nuova ricerca si sovrappone alla prima, quella di Karen, Johanna non smetterà mai di inseguire la sua emancipazione: sogna di proseguire gli studi e diventare medico, lasciando il lavoro presso il negozio di stoffe della sua “matrigna”. Suo padre, infatti, distrutto ma rassegnato, ha accolto in casa Susan, una vecchia amica, che ha preso il posto della moglie, ma forse solo in apparenza. Perché spesso, in questo libro ricco e profondo, niente è come sembra: Susan si rivelerà non essere quell’arpia che appariva all’inizio, il padre forse non è quel traditore insensibile che sembrava, Johanna stessa rivelerà, man mano che la storia procede, molte sfaccettature del suo carattere che la porteranno lontana da quello che appariva all’inizio, – una ragazza ribelle e a tratti arrabbiata con la vita, – e sempre più vicina a se stessa.
E qui mi fermo per lasciare la trama intatta e non sporcarla con troppe anticipazioni. Ci troviamo in presenza di una commedia dove l’happy end è d’obbligo ma non affatto scontato, così come la sua protagonista che non smetterà mai di sorprenderci e di sorprendermi, neanche alla terza rilettura. Che non sarà l’ultima, perché questo è uno di quei libri a cui ci si affeziona per davvero, e che ti trasporta in un mondo diverso con precisione e fantasia, grazie al grande lavoro di ricerca compiuto da Miss Clara che non lascia niente al caso, o alla licenza poetica, neanche la minuta descrizione dell’abbigliamento dell’epoca. Perciò, se amate, come me, l’Ottocento e tutti i suoi risvolti, anche sociali e rivoluzionari, vi consiglio vivamente di leggere – e rileggere – questo romanzo. Non perché l’ha scritto la mia Sorella Tarocca, ma perché merita. Merita davvero.

Recensione di Daniele Brion

Miss Clara è riuscita ancora una volta a creare una trama scorrevole e avvincente che mi ha portato a divorare la sua storia. Mi era già successo con Joy, la sua opera prima, di venire preso dal flusso della trama; la curiosità di sapere cosa succederà poi è l’ingrediente principale di un romanzo coinvolgente e ben strutturato. E Miss Clara è riuscita a trasportarmi nella vita di una donna vissuta in un passato vividamente dipinto e studiatamente dettagliato. Come già Joy anche Johanna è una donna con un carattere forte e deciso: tuttavia nel succedersi degli eventi emergono come in trasparenza delle sfumature più morbide, delle incrinature, qualche debolezza che donano maggiore spessore al personaggio che si muove tra episodi familiari, ambizioni in salsa femminista e storie sentimentali che morbidamente si intrecciano.
Forse pecca, quantomeno per il mio gusto personale, di un eccesso di “lieti fini” che addolciscono sempre con una goccia di miele ogni evento della protagonista, anche quelli che non si risolvono esattamente in maniera positiva, rischiando di lasciare una sensazione di eccessiva sazietà, come quando golosamente si mangia un po’ troppo di quel dolce che ci piace così tanto.
Ma rischio di eccessivo ed accelerato appagamento a parte, mi resta la storia di una donna che combatte contro il conformismo dei suoi tempi e contribuisce con la sua determinazione al progresso del “sesso debole” nella società con pari diritti e pari umanità.

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