How I met your mother

Estate: caldo, umido, afa. Tutto più faticoso, anche scrivere. Mi trovo spesso a lavorare la mattina presto, o la sera. Accanto alla mia voglia di darmi da fare nelle ore più fresche, c’è anche quella parallela di vedere in TV qualcosa di breve e poco impegnativo, magari a tarda sera quando, spento il PC e il cervello che in questo periodo è impegnato da questioni filosofiche, ho voglia di rilassarmi con qualcosa di leggero che mi concili il sonno disturbato dal caldo e da qualche pensiero di troppo.

Ho cercato perciò consigli sul Web, e ho trovato lodi e lodi per la serie TV statunitense How I Met Your Mother conosciuta in Italia anche come E alla fine arriva mamma. Parallelamente, per quelle coincidenze strane che sempre più spesso mi capita di notare nella vita, anche su Facebook, in uno dei gruppi di scrittori che seguo, durante un dibattito inconsueto, ho scoperto che è addirittura la serie preferita da molti dei membri del gruppo! Così, nonostante l’iniziale riluttanza, (non mi ispirava perché l’avevo sempre e solo sentita nominare contrapposta a Friends), le ho dato una possibilità e ho iniziato a guardarla. Il primo impatto non è stato dei migliori: il paragone con Friends – la mia serie preferita vista e rivista N volte, – è stato implacabile. I personaggi, tra l’altro, sono meno belli e accattivanti, così come le “ambientazioni newyorkesi”, simili ma diverse allo stesso tempo, più alla buona e meno dettagliate. Inoltre, il pretesto che dà il via a tutto il racconto e sostiene l’intera narrazione della storia, mi è apparso piuttosto debole (come continua ad apparirmi debole ora, ad essere sincera). Veniamo dunque alla descrizione di tale pretesto, che ha comunque il merito di dare il titolo (carino) alla serie: Ted Mosby l’architetto (Josh Radnor), uno dei ragazzi protagonisti, è ormai cinquantenne quando, nel 2030, racconta al figlio e alla figlia adolescenti come ha incontrato la loro madre. Questo, però, è solo, appunto, un debole pretesto per rievocare in realtà svariati anni ed episodi della sua vita giovanile, quando viveva a New York in un appartamento insieme agli amici storici, combinandone di ogni. La tanto attesa madre non si conosce per molte stagioni… e non posso dirvi di più… però il bello è che, poco alla volta, capito che l’obiettivo non è tanto quello di scoprire una grande storia d’amore, quanto divertirsi e lasciarsi andare insieme ai cinque giovani protagonisti, ci si gode davvero queste puntate. Che sono decisamente solo per adulti: coraggiosamente irriverenti e politicamente scorrette.

I buoni sentimenti ogni tanto fanno capolino, ma sempre quando riguardano la coppia di fidanzatini e poi sposi del gruppo, o l’amicizia tra due dei protagonisti, raramente nei confronti del mondo esterno. Barney (Neil Patrick Harris), in particolare, è una specie di Joy di Friends all’ennesima potenza, una caricatura, oserei dire, che, non solo usa e getta le donne, ma ha come obiettivo principale quello di ingannare l’universo femminile nei modi più fantasiosi e spesso assurdi possibili… Allergico a sentimenti ed emozioni, si trova però a versare lacrime sincere e inaspettate quando si tratta dei suoi amici, a provare sentimenti forti per tutti/e loro e a compiere perfino – molto saltuariamente – qualche buona azione, anche se tentando di tenerla segreta, per non perdere il suo ruolo da “duro”.

Però, questa atmosfera distesa, che “se ne frega” delle buone maniere a tutti i costi, per alcuni versi è molto rilassante, anche perché difficilmente scade nel vero trash e, invece, è intrisa di autoironia. I personaggi stessi non si prendono troppo sul serio, e questo concorre a rendere alcune puntate davvero esilaranti. In modo surreale, magari, ma esilarante. Certo, nella seconda serie, a riequilibrare e addolcire un po’ la storia, arriva la relazione tra Ted e Robin (Cobie Smulders), la bellissima amica giornalista che fa parte dell’inossidabile gruppo dei cinque e di cui il nostro protagonista è da sempre innamorato, ma anche lì siamo destinati a restare delusi.

Marshall e Lily (Jason Segel e Alyson Hannigan) sono, è vero, una delizia come coppia, e gli amici tifano teneramente per loro, (Barney piange addirittura quando rompono per un periodo, perché “il mondo ha bisogno di Marshall e Lily insieme”), ma diventano quasi una macchietta, in alcuni scene, tanto si comportano in modo sdolcinato, e spesso sorge il dubbio che il regista e gli sceneggiatori si divertano parecchio alle loro spalle! O, probabilmente, anche con loro e con i bravissimi attori che interpretano la coppia.

Detto ciò, consiglio questa serie TV perché aiuta a fare qualche sonora e sincera risata che alleggerisce il cuore, e via via che procede dall’episodio uno, va in crescendo dal punto di vista della costruzione della trama e dello spessore dei personaggi che, certo, tendono ad assomigliare più a delle maschere che a dei comuni ragazzi, com’erano invece i protagonisti di Friends (che poi comuni non lo erano affatto, ed è qui che sta la magia di quella serie che la rende ineguagliabile e ineguagliata), ma che sono un’ottima compagnia per riempire e rallegrare qualche mezz’ora in questa lunga estate calda.

La serie TV How I Met Your Mother è composta da nove stagioni, per un totale di 208 episodi, e non sembra che ne siano previsti altri, purtroppo.

Esiste, è vero, una più recente How I Met Your Father, pare ambientata nel futuro… Ci darò un’occhiata, ma non mi ispira molto, anche perché a colpo d’occhio sembra non aver niente a che fare con il suo “prequel”, e che lo spin off si fermi furbamente al titolo. Però, mi conoscete, sapete che non mi fermo al primo ostacolo, e andrò a controllare e a farmi un’idea personale di tutta la faccenda!

E voi, avete mai visto la serie How I Met Your Mother? Vi è piaciuta?

Fatemi sapere che sono molto, molto curiosa di ricevere un vostro parere… un abbraccio, Greta

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