Venerdì sera ero a casa, decisa a riposare e svagarmi un po’, e ho avuto l’opportunità di vedere un bel film su Rai 3 che al cinema mi era sfuggito! Potevo lasciarmi scappare questa occasione?… Appena ho scoperto che avrebbero trasmesso The Father, mi sono precipitata a finire di sistemare la cucina e, col mio immancabile infuso caldo in mano, mi sono accoccolata sul divano decisa a non perdere neanche una parola di quello che in effetti si è rivelato un film straordinario. Come spesso accade in queste circostanze, ero già col mio nuovo documento di Word aperto, pronta a lasciarmi travolgere dalle emozioni e a provare a tradurle in parole.
Ma facciamo un passo indietro: The Father (Un padre. Nulla è come sembra) è un film del 2020 diretto da Florian Zeller, al suo debutto come regista cinematografico. Zeller, scrittore e drammaturgo, precedentemente si era dedicato con successo “esclusivamente” ai suoi romanzi e al Teatro, che continua a essere predominante anche nel suo cinema.
Il film si basa sull’omonima pièce teatrale del 2012 dello stesso Zeller, di cui abbiamo già avuto modo di parlare nel nostro blog in relazione a un altro straordinario film che ha diretto un paio d’anni dopo, The Son (2022), forse un ideale seguito di The Father e ancora un adattamento cinematografico di una sua precedente opera teatrale. Se siete interessati a leggere o rivedere l’articolo, potete trovarlo al seguente LINK: The son.
Questa pellicola, così come The Son, si distingue per la particolare cifra stilistica del regista che lascia un’impronta profonda, arricchendo il racconto. Centrali nel dramma sono infatti lo scenario lugubre e claustrofobico, che ricorda le tavole di un palcoscenico su cui viene allestito il buio e inquietante appartamento pieno zeppo di libri – specchio dell’animo umano e del vissuto dei protagonisti – e i pochi attori che animano la scena – interpreti bravi e coinvolgenti, dal gusto teatrale. La sceneggiatura, di Zeller in collaborazione col collega Christopher Hampton, è decisamente da Oscar!
Il film riesce nell’esplorazione toccante e sconvolgente della demenza senile e delle sue conseguenze sulla vita di un uomo anziano, Anthony, interpretato straordinariamente da Anthony Hopkins, vincitore di numerosi premi, incluso l’Oscar come miglior attore.
La trama insegue il punto di vista di Anthony che lotta con il morbo di Alzheimer tra realtà e immaginazione, ricordi recenti appannati e confusi, o al contrario vividi ma, a sua insaputa, molto lontani nel tempo. Il protagonista cerca di trovare il filo della sua biografia sempre più ingarbugliato, condividendo lo smarrimento e la perdita di identità con lo spettatore. Anthony confonde con frequenti oscillazioni fra momenti in cui sembra ancora lucido e addirittura seduttivo, e altri in cui sprofonda nel caos lottando e dibattendosi, ma senza riuscire mai a ritrovare il senso dello scorrere del tempo. Anche per questo, è ossessionato dal suo orologio e terrorizzato all’idea che qualcuno possa portarglielo via.
Mentre sua figlia, interpretata da Olivia Colman, cerca di prendersi cura di lui in tutti i modi, siamo perfino portati a dubitare di lei (da qui, credo, il sottotitolo Nulla è come sembra), entrando nella prospettiva malata del padre che vede ovunque imbrogli e complotti, come in un puzzle impazzito e scomposto, a cui mancano inevitabilmente alcuni tasselli fondmentali.
Il film è stato osannato anche e soprattutto per questo: per le eccezionali capacità degli attori e degli sceneggiatori che con sobrietà, ma precisione certosina, sono stati in grado di immergere lo spettatore nell’esperienza emotiva della demenza. Tanto che lo sgomento ha spesso il sopravvento in chi si trova aldilà dello schermo, inerme testimone di ciò che accade nella mente di Anthony, perso nei frammenti dei suoi ricordi che non è in grado di riconoscere e ricomporre.
E voi, avete visto questo film bellissimo e struggente? Se sì, cosa ne pensate?
Un abbraccio e buona vita,
Greta