Ormai l’avrete capito: il femminismo e le storie di Grandi Donne sono la mia passione! (a scrivere è Clara). Perciò, quando ho scoperto per caso che nel 2019 era uscito il film Harriet, incentrato su Harriet Tubman, una donna straordinaria che ha contribuito alla liberazione di molti schiavi, dopo essere riuscita lei stessa a fuggire, ho voluto vederlo subito. E, come spesso accade, Netflix è stato provvidenziale.
La storia in breve: Araminta, detta “Minty”, è figlia di una coppia di schiavi, e per legge lo diventa anche lei, ed è costretta fin da bambina, assieme ai suoi otto fratelli e sorelle, a lavorare nella tenuta dei suoi padroni nel Maryland, Paese che nel 1830 non aveva ancora abolito la legge sullo schiavismo.
Minty da adolescente subisce un duro colpo alla testa, infertole da un uomo che stava cercando di colpire uno schiavo in fuga, e per questo ha molto spesso delle crisi epilettiche e delle visioni, che lei interpreta come messaggi divini.
Dopo la morte del padrone, la moglie e il figlio decidono di venderla; saputa la notizia, la ragazza prende una drammatica decisione: libertà o morte! Aiutata dal Reverendo, riesce miracolosamente a scappare, attraversando il Delaware, e ad arrivare in Pennsylvania, a Philadelphia, percorrendo più di cento miglia (circa 160 chilometri) a piedi e senza cibo.
Una volta a Philadelphia, viene accolta da un gruppo di attivisti che operano per liberare gli schiavi e per trovare loro una nuova collocazione nei Paesi dell’America del Nord e del Canada. Passato un anno da donna libera, in cui ha cambiato nome in Harriet, il nome della madre, la donna è determinata a tornare indietro per portare in salvo anche la sua famiglia, rimasta in schiavitù. Sebbene i membri dell’organizzazione siano contrari perché ritengono l’impresa troppo pericolosa, lei parte, da sola, e riesce non solo a liberare genitori e fratelli, ma anche una settantina di schiavi delle tenute vicine.
Dopo quest’impresa le viene dato il soprannome di “Mosè”, e diventa membro ufficiale dell’organizzazione.
Per tutta la vita Harriet si è battuta per la libertà: è stata una spia per l’esercito dell’Unione, e durante la Guerra Civile è stata una delle poche donne ad aver guidato una spedizione armata, con 150 soldati neri, liberando oltre 750 schiavi. Infine, ma non meno importante, ha lottato per il suffragio femminile.
Non c’è che dire, era una donna veramente incredibile, e il film secondo me le ha reso giustizia. Così come l’attrice che l’ha interpretata: Cynthia Erivo, che ha ricevuto per questo ruolo la candidatura all’Oscar (vinto però da Renée Zellweger per Judy).
Vorrei rassicurare chi mal sopporta scene troppo violente; questo film spiega molto bene gli orrori vissuti dagli uomini e dalle donne in schiavitù, ma non sono state girate scene troppo cruente.
Bellissima la fotografia, i paesaggi sono molto suggestivi, specialmente i tramonti, e un altro plus sono le canzoni, intense e struggenti, come la colonna sonora Stand up, di Greta Lamay.
Tirando le somme, questo film mi è piaciuto molto, ma ancora di più mi è piaciuta la storia di Harriet Tubman, una donna coraggiosa, guidata da una forte fede e da uno spirito indomito, che le hanno permesso di aiutare tantissime persone.
E voi conoscevate il film Harriet e la sua incredibile storia? Fatemelo sapere nei commenti, sono curiosa. E se conoscete altri film di questo genere, sono tutta orecchi!
Un abbraccio,
Clara