Cari amici, qualche tempo fa mi sono imbattuta in una nuova serie davvero intensa, di cui voglio parlarvi: si intitola We were the lucky ones. Vedendo il trailer su Disney+, sono rimasta subito incuriosita dalla trama, e ho scoperto, in seguito, che è stata tratta dall’omonimo romanzo bestseller del 2017 scritto da Georgia Hunter, ispirato alla vera storia della sua famiglia, incredibilmente sopravvissuta allo sterminio ebraico.
La miniserie, nei suoi otto episodi, racconta le vicende della famiglia ebrea polacca Kurc, che vive a Radom. Prima della Seconda Guerra Mondiale la famiglia vive felicemente: i genitori gestiscono un rinomato atelier di abbigliamento, il figlio maggiore, Genek è avvocato, Addy è un rinomato compositore e pianista che vive a Parigi, Mila è pianista e laureata in matematica, Jacob studia giurisprudenza ed è un abile fotografo, e la figlia minore Halina lavora come assistente di laboratorio per un medico. Tutto cambia drammaticamente, però, con l’invasione della Germania nel settembre del 1939. Repentinamente, le persone ebree perdono tutto ciò che hanno: prima il loro lavoro, poi le case, la libertà e, in troppi casi, la vita stessa. La famiglia si ritrova, così, costretta a separarsi: Addy non riesce a rientrare in Polonia e finisce per imbarcarsi verso il Brasile, Genek viene arrestato dai russi e finisce in un campo di lavoro in Siberia, Jacob va a combattere a Leopoli, dove più tardi lo raggiungerà anche Halina, mentre Sol e Nechuma (il padre e la madre), con la figlia Mila e la nipotina Felicia, restano a Radom cercando di sopravvivere in qualche modo. Nonostante i membri della famiglia si perdano di vista per molti anni, non avendo più notizie gli uni degli altri, conservano nel cuore la speranza che un giorno potranno riunirsi tutti assieme come un tempo.
Tanti sono i colpi di scena e le vicissitudini raccontate, ed è proprio questo il punto di forza della serie perché, forse per la prima volta, abbiamo una vasta panoramica su quanto vissuto dalle popolazioni perseguitate in quegli anni. La trama ci offre molte prospettive: i campi di lavoro, la sopravvivenza nelle città sotto assedio, la fuga verso la libertà, che sia attraverso le foreste, le Alpi, o per mare. E poi, ancora, i cambiamenti politici, fulminei e inaspettati, e le reazioni della gente non coinvolta negli scontri, divisa tra chi cerca di aiutare, chi se ne approfitta per un guadagno facile e chi, invece, gode nel denunciare i fuggitivi.
La narrazione è emotivamente potente e la sceneggiatura è avvincente. È una serie che ti lascia tanto dentro: oltre all’amarezza per quanto è accaduto, è un omaggio al coraggio e alla resilienza del genere umano, e dona speranza nel futuro, nonostante al giorno d’oggi ci si chieda purtroppo perché si ricada ancora in certi drammatici errori.
Quindi, tirando le somme, vi consiglio questa serie perché offre un ventaglio di vissuti che raramente si possono trovare raccontati in poche ore. Nonostante il tema non facile, non ci sono scene troppo violente, anche se la sofferenza si percepisce, eccome, ma credo fermamente che sia giusto sapere.
E voi? Conoscevate questa serie? Se l’avete vista, vi aspetto nei commenti per sapere la vostra opinione.
Un abbraccio, Clara
Curiosità:
- L’attrice Joey King, che interpreta Halina (davvero brava a mio avviso) è la protagonista della serie di film The kissing booth, nonché del nuovissimo A family affair.