L’altro giorno, il 24 novembre 2021, per celebrare i 30 anni dalla morte di Freddie Mercury, la Rai ha finalmente mandato in onda un film degno di tale nome. Bohemian Rhapsody non è solo la celebrazione di un uomo che è stato un mito e un musicista ineguagliabile e ineguagliato, ma anche un film bello, bellissimo, profondo, colorato, emozionante, ben sviluppato, curato dall’inizio alla fine in ogni dettaglio, in ogni sfumatura, in ogni espressione del viso dei protagonisti. Bravissimi tutti, peraltro, e molto somiglianti, in modo quasi incredibile, ai reali componenti del gruppo dei Queen.

La storia è volutamente scarna: non misera ma piana, diretta: si vuole rendere a pieno il personaggio, far spiccare le qualità umane del grande essere che c’era dietro al Mito, al cantante Freddie Mercury. Si vuol far capire qual è stata la sua evoluzione da umile facchino a grande Star, da straniero a inglese integrato, anche a forza, in quel mondo che lui adora e ha fatto di tutto per raggiungere, ma da cui poi si sente in qualche modo respinto e perfino imbrogliato. Per tornare poi dalla sua famiglia: quella di origine, che ha imparato finalmente a capirlo, e dai componenti del gruppo dei Queen che sono gli unici che non l’hanno sfruttato, ma hanno condiviso con lui le sue doti enorme di musicista, uomo, cantante straordinario, e hanno saputo metterle in luce col loro talento e la loro originalità personale.

Si è voluto giustamente dare poco rilievo alla sua sessualità, a quelle feste, a quelle ipotesi di orge che Mercury usava per riempire un vuoto sempre più grande, dentro di lui, una voragine che lo divorava. Si è voluto parlare poco anche della malattia. Si è voluto mostrare come l’uomo che c’è dietro il musicista avesse risolto le sue paure, le sue angosce, avesse esorcizzato perfino la morte, attraverso la musica, a quel dono divino di possedere delle corde vocali fuori dal comune, una emissione mai sentita prima. Mai eguagliata dopo.

Un plauso va quindi non solo all’attore principale che interpreta Freddy, Rami Malek, e alla regia delicato ma sempre a fuoco di Bryan Singer, ma anche al soggetto e alla sceneggiatura di Anthony McCarten che ha permesso a questo film di entrare di diritto tra i capolavori assoluti del cinema senza sporcare l’immagine di un cantante mitico che è stato anche e innanzitutto un uomo fragile e straordinario che ha fatto la storia della musica e l’ha per sempre cambiata.

Doverosi e scontati i numerosi premi vinti dal film, a partire dall’Oscar al protagonista. Bohemian Rhapsody è entrato nella storia anche per essere il film musicale più visto di sempre, spodestando Mamma mia!, che ha come colonna sonora le musiche degli Abba.

Che dire ancora? È un film di cui non si può parlare troppo. Perché va assolutamente visto per quello che è e soprattutto ascoltato per rivivere la magia dei capolavori intramontabili dei Queen.

Con affetto, Greta
:-* grazie Greta
Fabio
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Grazie a te che ci segui sempre!
Un abbraccio forte
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