Dedicato a Checca,
Cugina-sorella,
per i suoi dolci meravigliosi
la compagnia
e tutto il resto…
Katherine Heigl – Jane in 27 volte in bianco, deliziosa commedia del 2008, – indossa meravigliosamente i 27 Dresses del titolo originale, che per l’esattezza sono 27 vestiti da damigella. Tanti vestiti di ogni foggia e colore, ma a Jane stanno bene anche quelli pittoreschi, buffi o decisamente brutti! Tanti perché lei aiuta le spose con accanimento e precisione. Tanti perché lei adora i matrimoni ed è un’amica preziosa e molto richiesta. Di conseguenza, anche come damigella d’onore. E pazienza se un po’ tutti arrivano a sfruttare la sua disponibilità. Jane che, mentre si impegnava a diventare una donna buona e brava in tutto, e una persona sempre affidabile e competente, ha cresciuto la sorellina Tess e si è anche presa cura del padre e della casa, da quando la madre è morta prematuramente, sa di essere fatta così, e non si preoccupa più di tanto. Almeno fino a quando l’appariscente sorella Tess (Malin Akerman), arriva a portarle via, tra capricci e bugie belle grosse, tutti i suoi sogni più intimi: l’uomo di cui è segretamente innamorata, il vestito da sposa della mamma, perfino la casa galleggiante, location agognata e vagheggiata del matrimonio dei suoi genitori. Allora Jane scoppia. Giusto per ricordarci che, per fortuna, è anche lei un essere umano. Ma non voglio anticiparvi troppo…
Il film, per la regia raffinata di Anne Fletcher, ha il sapore un po’ retrò delle commedie destinate a restare nella memoria collettiva come Pretty Woman e Notting Hill, per intenderci e, come in Ricatto d’amore, il suo lavoro dell’anno successivo, sa mescolare romanticismo e ironia con gusto e sapienza.
E fin qui siamo tutti d’accordo, credo.
Così come sui dialoghi particolarmente brillanti. D’altra parte, sarebbe strano il contrario, visto che la sceneggiatrice è Brosh McKenna che ha firmato film del calibro di Il diavolo veste Prada e Il buongiorno del mattino.
Non sono però d’accordo con chi dice che questo è un film contro la favola del principe azzurro. Nonostante il crudo realismo di alcune conversazioni con l’amica Casey, la bravissima e onnipresente (in tante commedie del genere) Judy Greer. Perché nessuno parteggia per quel broccolone di George (Edward Burns), il capo di cui Jane è da sempre innamorata, e chiunque, ma proprio chiunque, dopo il primo incontro tra Jane e l’apparente cinico giornalista Kevin Doyle (James Marsden), fa il tifo per lui. Nonostante i suoi difetti e le sue bugie. A partire dal nome che non è Kevin ma Malcolm. Perché si sa, nessuno è perfetto ma nei film, come nella realtà, il vero principe non è quello più buono, preciso e prevedibile, ma quello che sa arrivare diretto al cuore, della protagonista come delle situazioni, al nocciolo delle questioni. Quelle che contano. Quelle davvero importanti. Come il Vero Amore. Sapendo usare anche una buona dose di ironia. Di cui, tra l’altro e a pensarci bene, i principi delle favole sono spesso drammaticamente carenti. Ecco perché questa commedia movimentata e divertente finisce per essere romantica due volte, proprio perché anche cinica. Proprio perché sa scavalcare il cinismo e trasformarsi in una storia d’amore nonostante. Nonostante il rapporto burrascoso e i dispetti tra le due sorelle che alla fine si vogliono bene, anzi si amano proprio, perché l’amore tra sorelle può e dovrebbe superare tutto. Anche un uomo che si intromette (a sua insaputa). E l’amore di Malcolm è mille volte più intenso e coinvolgente proprio perché lui all’amore non ci credeva per niente. Come non credeva ai matrimoni. Che prendeva in giro.
E poi si sa, in fondo in fondo, il vero sogno di ogni donna non è quello di trovare l’uomo perfetto ma di convertire quello reticente e un po’ mascalzone. Che poi nella realtà questo raramente funzioni, è un altro paio di maniche.
Ma il film funziona in ogni suo aspetto, e si fa vedere e rivedere con piacere!
E voi? Avete visto questa divertente commedia? Cosa ne pensate?
Un abbraccio, Greta