Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto

Può una coppia, alle antipodi economiche e ideologiche della società, essere travolta e unita da un amore bruciante e romantico? La risposta di Lina Wertmuller sembra essere: “Sì, purché si trovino su di un’isola deserta dove a farla da padrone sono la natura e la sopravvivenza. Molto meno all’interno della società cittadina pre-costituita”.

Partendo da questo presupposto, la Wertmuller gira nel 1974 un film intenso e scottante, una commedia romantica destinata a scandalizzare i benpensanti ma ad affascinare un’intera generazione: Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, riproposta due volte di fila (come sembra ormai costume fare…), dopo una certa assenza dai palinsesti, questa sera da Rete 4 alle 21.25.

La trama è accattivante, costruita apposta per tenere col respiro sospeso lo spettatore, nonostante non si tratti di suspense di paura ma d’amore sensuale. Contribuiscono alla riuscita della pellicola, senza ombra di dubbio, due sfolgoranti astri della cinematografia italiana: Giancarlo Giannini e la mai abbastanza compianta Mariangela Melato.

Per inciso, la Melato, gli ultimi tempi, si era dedicata al teatro e alla collaborazione con giovani talenti emergenti, con cui organizzava numerose tournée, alla riscoperta del varietà in chiave moderna. Chissà quali altri capolavori ci avrebbe consegnato se non se ne fosse andata, all’improvviso e troppo presto, nel 2013. Mi lascio andare a una considerazione: teniamoci stretti i lasciti preziosi del teatro italiano degli Anni D’oro. Tutto è partito da lì e, con una straordinaria circolarità del destino, che tanto straordinaria non è quanto prevedibile, stiamo tornando alle origini per riappropriarci della nostra matrice culturale e artistica.

Per chi non lo ricordasse, vi lascio una breve sinossi del film per invogliare alla visione di questa originale commedia erotica.

Voglio aggiungere però con forza che, rivedendo il film, sono restata male per l’alta dose di violenza, schiaffi e improperi che lui rivolge a lei. È vero che talvolta “l’amore non è bello se non è litigarello”, affermazione ormai già di per sé discutibile, ma in un’epoca come la nostra, drammaticamente segnata dal femminicidio, non è più accettabile lasciar passare neanche una sberla. Detto questo, i tempi erano diversi e il film è colmo di una buona dose di ironia di cui dobbiamo assolutamente tenere conto, nel giudicarlo.

Però ribadisco: oggi neanche una sberla si può più tollerare. Non fa più ridere. Fa solo paura. Punto.

Ma torniamo alla trama del film: Mariangela Melato interpreta Raffaella Pavone Lanzetti, una signora della “Milano bene” ricca e snob, che trascorre le vacanze a bordo di un lussuoso yacht scorrazzando per il Mar Mediterraneo col marito e un gruppo di amici simili a lei, pronti a sfoggiare con l’equipaggio privilegi e lussi, e umiliando i sottoposti, tra cui il rozzo marinaio siciliano Gennarino Carunchio (Giancarlo Giannini).

Per una coincidenza, però, i due, marinaio e signora bene, si troveranno a naufragare su un’isola deserta, e a parti inverse a sperimentare che non c’è assolutamente nulla che possano fare se non rovesciare i ruoli. Con buona pace della ricca signora che si ritrova a dipendere in tutto e per tutto dal nocchiero, e un po’ alla volta ad essere, perfino e prevedibilmente, travolta da una forte passione per lui.

Lascio stare il finale perché ho già spoilerato troppo…

Mi resta da segnalare che le belle musiche originali sono di Piero Piccioni che, grazie a questo film, nel ’75 ha vinto il David di Donatello!

Buona visione e a presto,

Greta

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