Le ali della libertà

Durante una delle lunghe chiacchierate pomeridiane con la mia amica Velia, in cui parliamo di tutto, ma veramente di tutto, siamo arrivate ad uno dei nostri argomenti preferiti: i film. Quando le ho detto di non aver mai visto Le ali della libertà, mi ha guardata sconcertata e ha detto: “Ma non è possibile! Devi vederlo assolutamente!”. E così ho fatto. L’ho cercato in streaming e l’ho trovato su Netflix, e una sera in cui ero dell’umore adatto (sì, perché per vedere certi film ci vuole la giusta predisposizione), l’ho guardato, e ho capito il perché dell’entusiasmo della mia amica.

Il film, del 1994, è scritto e diretto da Frank Darabont (regista, tra gli altri, de Il miglio verde), ed è tratto da Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank, un racconto di Stephen King.

Parla della drammatica storia di Andy Dufresne (interpretato da Tim Robbins), vice-direttore di una banca nel Maine, accusato, a suo dire ingiustamente, di aver assassinato la moglie e il suo amante. Andy viene condannato a due ergastoli da passare nello spietato carcere di Showshank, dove le guardie si comportano come aguzzìni, e il direttore, corrotto, se ne lava le mani.

La vita in quel posto è terribile, oltre alle violenze subite dalle guardie, anche i carcerati abusano del nuovo arrivato, che però si mantiene sempre distaccato, come se lo squallore e la brutalità che lo circondano, non lo riguardassero. 

Grazie alla sua arguzia e alle conoscenze della burocrazia, riesce ad accattivarsi le simpatie del capitano delle guardie, e successivamente anche del direttore, che gli dà un lavoro meno sfiancante, in cambio di un aiuto per frodare lo stato. Questo suscita l’ammirazione di un gruppo di prigionieri, che iniziano a vedere Andy di buon occhio, soprattutto quando lui fa avere ai suoi compagni delle birre. Tra questi c’è Red (Morgan Freeman), che poco a poco diventa suo grande amico. Anche Red è un ergastolano, ma è in carcere già da vent’anni, e gestisce il contrabbando di ogni genere di cose: dalle sigarette, ai poster delle attrici famose.

La vita trascorre lenta e difficile, ma nonostante siano passati quasi vent’anni, Andy non perde mai la speranza di essere scagionato, e ci va molto vicino quando arriva Tommy Williams, trasferito da un altro carcere, che conferma la sua innocenza, ma viene fatto uccidere dal direttore (che teme di perdere il suo prezioso fiscalista) prima che possa deporre a favore di Andy, e fa mettere in isolamento quest’ultimo per ben due mesi.

Dopo questi ultimi avvenimenti, Andy sembra un altro uomo: è spento e fa discorsi strani a Red, tanto che l’amico teme che voglia farla finita. Ma una notte, durante un temporale…

Eh no! Non posso mica dirvi tutto! Dovete vederlo per sapere come va a finire!

Concludendo: ho trovato Le ali della libertà sicuramente un film di denuncia per le condizioni e i trattamenti abominevoli subiti nei carceri, ma anche e soprattutto un invito alla speranza, a non arrendersi e a lottare per quanto la vita sia ingiusta e terribile. Andy è un uomo gentile, che subisce un torto clamoroso, ma non cambia il suo modo di essere, non si amalgama alla bruttura della prigione e, nonostante i ripetuti soprusi subiti, continua a pensare al futuro, restando aggrappato a quel briciolo di vita che gli è concessa e sognandone una migliore fuori da lì.

E voi? Avete visto questo film? Cosa ne pensate? Se non l’avete fatto vi esorto a guardarlo, come è stato fatto con me, perché merita almeno una visione. Dopotutto se è tra i film più amati sia dalla critica che dal pubblico, una ragione c’è, eccome!

Un forte abbraccio, Clara

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