Cari amici lettori, finalmente stasera Iris canale 22 ripropone in prima serata, alle 21, il bellissimo film biografico Rocketman, co-produzione inglese/americana del 2019!
La pellicola narra la vita del “Baronetto” della canzone Elton John, a partire dalla difficile infanzia in cerca dell’affetto negato dalla famiglia, e trascorsa al pianoforte e all’Accademia Reale, per la quale vince la borsa di studio nel totale disinteresse dei genitori. È solo grazie alla sua nonna, forse, che oggi abbiamo Elton John e le sue intramontabili canzoni.
Elton, in realtà, si chiamava Reginald Dwight – detto Reggie -. Il suo nome verrà cambiato solo per motivi di impatto artistico, dopo i suoi primi successi.
Avrete quindi già capito, credo, che il film mi ha conquistata. Merito anche dell’ottima regia di Dexter Fletcher e di Taron Egerton che interpreta magistralmente il protagonista!
Ci si diverte, ci si appassiona e ci si commuove.
Per quanto le discrepanze con la vita vera di Elton John ci siano, il film Rocketman (il titolo è ispirato al successo del ’72) centra perfettamente l’obiettivo di restituirci la grandiosa e complessa personalità di uno dei cantanti più talentuosi e originali della storia della musica.
Tra l’altro, le differenze tanto decantate ed elencate – da numerosi articoli – tra film e biografia reale, sono poche e abbastanza irrilevanti. Quello che delude, semmai, è che il film finisca troppo presto, fermandosi alla fine degli anni Settanta, con qualche decontestualizzato episodio del decennio successivo: si vorrebbe sapere cosa succede dopo. Resta perciò l’amarezza mista a curiosità per quei pochi fotogrammi che vengono mostrati alla fine, giusto per dare un’idea di quello che sarà il seguito (più felice, per fortuna) della vita di John.
Ma stupisce, soprattutto, la mancanza totale della figura del più volte evocato Freddie Mercury, amico del protagonista. Difficile spiegare l’assenza anche di “Candle in the Wind” “dedicata a Marilyn Monroe, ma anche a tutti i geni della musica e del cinema scomparsi prematuramente”, parafrasando le parole di Elton John che ci tiene, chissà perché, a sottolineare di non avere però una particolare passione per Marilyn Monroe; forse per rendere il senso della sua canzone più ampio. Detto ciò, Candle in the Wind è sicuramente uno dei brani più famosi del cantante, ma viene solo vagamente accennata con pochi accordi, verso l’inizio del film. La stessa canzone, tra l’altro, più tardi, nel 1997, Sir Elton la canterà, cambiando il testo, al funerale di Lady Diana a cui era molto legato. “La principessa del popolo” o “Rosa d’Inghilterra”, come verrà definita dalla canzone, era una delle migliori amiche di Reggie, ma nel film non viene neppure citata.
Sono tutte scelte precise e volontarie di originalità, a mio parere probabilmente dettate dal desiderio di concentrare tutta l’attenzione sul personaggio di Elton John come cantante e sul difficile percorso umano di Reggie, lasciandogli l’intero spazio della scena. Scelte coraggiose che, tuttavia, faccio fatica a condividere fino in fondo.
“Non hai paura di non essere bravo, ma di provare emozioni…” gli dice il miglior amico/fratello Bernie Taupin (interpretato da un bravissimo Jamie Bell) quando va a trovarlo nel centro di disintossicazione: Elton fa uso di alcool e droghe per scappare da se stesso e dalla sua profondissima sensibilità, dalla sua vera natura, anche timida, che si troverebbero in conflitto col suo personaggio pubblico, esuberante e scintillante, e dalla travagliata scoperta della propria omosessualità. Arriverà perfino a tentare il suicidio, deluso dall’ennesimo amante freddo e poco sincero.
Solo crescendo e maturando imparerà a lasciarsi andare davvero per quello che è, senza più paura di fallire. E solo allora avrà il coraggio di “salire sul palco da lucido”.
Pur essendo di fatto un musical, il film riesce nell’intento magico di raccontare la biografia e i personaggi con la cristallina oggettività di una storia cantata ma pur sempre storia, spesso vera, che non declina alle meravigliose canzoni di Sir Elton John il compito di narrare, quanto di essere partecipi dell’intensa e opulenta trama. Le canzoni, di fatto, accompagnano la storia ma non la soverchiano, tanto che il film raggiunge il difficile obiettivo di farsi amare anche da chi i musical non li sopporta troppo.
La colonna sonora musicale, abbondante ma mai superflua, aiuta a cesellare il carattere del cantante e di tutti quelli che gli girano intorno.”Scrivi canzoni che amano milioni di persone al mondo, devi solo ricordare chi sei” gli dice ancora il migliore amico Bernie, a cui va il merito di scrivere la maggior parte dei testi immortali delle canzoni di Elton/Reginald. Bernie lo ama davvero: molti ostentano amore per lui, ma spesso sono spinti solo dall’interesse: il dramma della vita di Elton John, quello che emerge con chiarezza, è che la sua ricerca di amore è stata spesso delusa e il suo personaggio sfruttato. Non è un caso che sia proprio l’amico, l’unico amico fedele dall’inizio alla fine, Bernie, ad aiutarlo, a riportarlo al centro di sé, a proporgli più volte di fuggire insieme e di tornare ad essere se stessi come alle origini.
Il film ha vinto l’Oscar per la miglior colonna sonora con la canzone “(I’m Gonna) Love Me Again“, e una valanga di altri premi e nomination che non mi curo neanche di elencare perché sono troppi e perché, al di là di tutto, a me questo film è piaciuto davvero tanto. Mi ha provocato emozioni e sensazioni che hanno fatto risuonare, attraverso la musica e le parole, anche le immagini e la storia di un mondo del tutto particolare e unico, che mi è restato dentro. E ci resterà a lungo.
E scusate se è poco.
Vostra, Greta
E voi? Avete visto il film Rocketman? Vi è piaciuto o l’avreste voluto in qualche modo diverso?
Quali sensazioni vi ha lasciato?