JoJo Rabbit

Per la settimana della Memoria molti sono i film sul tema dell’Olocausto proposti dal palinsesto televisivo, e Jojo Rabbit, che verrà mandato in onda stasera su Raidue, alle 21.20, merita sicuramente di essere visto. Per chi volesse saperne di più, lasciamo qui di seguito l’articolo che gli abbiamo dedicato qualche tempo fa.

Oggi vorrei parlarvi di un film sulla seconda guerra mondiale, molto fuori dagli schemi a cui siamo abituati: sto parlando di Jojo Rabbit.

Liberamente tratto dal romanzo Il cielo in gabbia, di Christine Leunens, è stato scritto, diretto e anche interpretato da Taika Waititi (tra i suoi lavori come regista vi segnalo Thor Ragnarok) e distribuito in Italia nel 2019.

Il fatto che abbia avuto sei nomination agli Oscar fa già intuire che si tratta di un film davvero interessante. Anche se di queste, ha vinto solo il premio come miglior sceneggiatura non originale.

Ma veniamo alla trama, che poi è quello che più ci interessa:

Johannes Betzler, detto “Jojo Rabbit” (interpretato da Roman Griffin Davis) è un bambino di dieci anni che vive in Germania negli ultimi anni della seconda guerra mondiale. Circondato da un idealismo cieco, cresce con la convinzione che la razza ariana sia la più pura e perfetta, e che gli ebrei siano il male e siano completamente diversi da lui, anche fisicamente. Come tanti bambini della sua età, Jojo ha un amico immaginario, il suo è nientemeno che Adolf Hitler (Taika Waititi), in una versione buffa.

Il ragazzino vuole diventare una guardia speciale del suo idolo (il Führer), quindi prende parte con entusiasmo a un campo di addestramento militare per ragazzi, in cui viene insegnato come diventare forti e soprattutto come odiare il nemico, ma Jojo durerà ben poco, ferendosi con una granata. Continuerà comunque a servire la causa nazista, affiggendo manifesti di propaganda.

Un giorno, tornato a casa, non trova sua madre Rosie (Scarler Johansson), e sente dei rumori provenire dalla stanza che era di sua sorella, scomparsa qualche tempo prima. Incuriosito, cerca la fonte di quei suoni, e scopre così uno stanzino segreto, in cui, con grande sorpresa e terrore, trova una ragazza ebrea: Elsa (Thomasin McKenzie).

Jojo è sconvolto dal tradimento della madre nei confronti del suo Paese, ma è anche molto curioso di capire come siano in realtà queste persone detestate da tutti, così inizia a scrivere un libro in cui annota tutto quello che gli rivela la giovane, che si prende gioco della sua ingenuità raccontando ciò che lui vorrebbe sentirsi dire ma che non è assolutamente la realtà. Tra i due, pian piano, inizia a nascere un rapporto di amicizia, cosa che smantellerà una per una le convinzioni del bambino, inculcategli dal regime, mandandolo dapprima in crisi, ma arrivando infine, durante un’ispezione della Gestapo, a mentire per salvare la vita ad Elsa. A seguito di un evento drammatico, poi, il loro legame diventerà ancora più forte.

Mi fermo qui perché dire di più sarebbe un peccato per chi deve ancora vedere il film.

Questa è in breve la storia di Jojo Rabbit, non una commedia divertente, non un film drammatico, ma il perfetto connubio tra i due generi. Nonostante si percepisca la sofferenza vissuta in primis da Elsa, e poi anche da Jojo, c’è una leggerezza di fondo, che però non è dissacrante o denigrante. È ironia, è la vita in un periodo storico terribile, vista con gli occhi di un bambino.

A tratti fa sorridere, specialmente le scene con l’Hitler amico immaginario e con Yorki, l’amico reale, ma fa anche commuovere e soprattutto fa riflettere. 

Scarlet Johansson si conferma anche stavolta una grande interprete, qui veste i panni di una madre che vede crescere suo figlio in un mondo sbagliato, nonostante cerchi di spronarlo a pensare con la sua testa, e che, pur cercando di proteggerlo, persegue con coraggio i suoi ideali di libertà, aiutando come può gli ebrei, mentre il marito è in Italia, nel tentativo di fare altrettanto.

Credo sia un film da non perdere, e da far vedere anche ai nostri ragazzi. Assolutamente!

Voi l’avete visto? Cosa ne pensate? Ho letto che alcuni spettatori non hanno gradito molto il taglio a tratti volutamente esasperato nel descrivere i tedeschi come un popolo di fans scatenati, al seguito di un leader fanatico. Io personalmente ho apprezzato il voler ridimensionare l’idea romantica della guerra, ridicolizzando i cosiddetti eroi militari e proponendo l’immagine del coraggio non come forza fisica e gesti eclatanti, ma come dignità morale e resistenza, nonostante le difficoltà. Questo film è senz’altro molto originale, ma è anche altrettanto coinvolgente. Aspetto di sapere la vostra opinione nei commenti!

Un abbraccio, Clara

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