L’importante è adesso è uno dei primi libri di Francesco Gungui.
L’ho scoperto in un secondo momento, però, che era “solo” uno dei suoi primi libri. Inizialmente ho preso il romanzo in svendita (è del 2009), perché mi ispirava lo stile di alcune pagine che, al solito, ho sbirciato nel mio angolo solitario di libreria, un occhio al libro e uno ai commessi o proprietari che non si scoccino per la mia lunga permanenza nei loro negozi.
Di recente, di passaggio ad Abano Terme, ho confessato questa mia abitudine a un libraio particolarmente simpatico che gestisce una libreria indipendente in centro. Lui ha esclamato: “Ma magari ci fosse ancora gente che trascorre i pomeriggi in libreria!”
Così, per spiegarmi meglio, ho finito per raccontargli della mia passione per la lettura e la scrittura. Una passione intensa che non conosce fasi di stanca e dura fin da quando ero ancora all’asilo. I miei primi ricordi coincidono con le poesie e la recitina del pollaio che ho imparato, appunto, alla scuola dell’infanzia. Avevo circa due anni/due anni e mezzo. Mi ha chiesto qualche battuta, gli ho recitato le più buffe. Lui ha riso tanto, e mi ha raccontato che a volte va a bere il caffè o a mangiare e lascia la bottega aperta spalancata, nella speranza che entri qualche cliente a curiosare e magari si innamori di un romanzo diverso dal solito, senza chiedere sempre e solo degli ultimi best-sellers di gente della TV, pubblicizzati dalla TV.
“E non ha paura che le rubino qualcosa?” gli ho chiesto stupita.
“Ma magari!” ha risposto lui improvvisamente meno gaio. E poi, fattosi serio serio: “Ormai i libri non li ruba più nessuno!…”
Poi però, come tutte le persone con una passione granitica dura da smontare anche quando cozza con la realtà, mi ha chiesto che libri ho scritto, ha consultato le trame e le anteprime, e ne ha ordinati un po’. Be’, non so se sia il suo metodo di “lasciar curiosare” a funzionare, o se il merito vada proprio al suo carisma, ma i miei libri li ha venduti subito: mi è arrivato il resoconto i mesi successivi!
Ma torniamo a Francesco Gungui che ho scoperto, appunto, curiosando, e lasciamo le divagazioni a cui mi stavo abbandonando. Facendo un po’ di ricerche, ho constatato, solo più tardi, che lo scrittore ha ormai già all’attivo una ventina di pubblicazioni con case editrici importanti, insegna all’università ed è pure talent scout. Ma niente, per me resterà nella memoria stampato come quell’esordiente bravissimo che mi ha tanto colpita per la sua scrittura magistrale e contemporaneamente fluida e spontanea, e non riesco proprio a immaginarmelo ora come un cattedratico. Che poi non lo sarà, veramente, non è vecchio e non sembra neanche “polveroso”. Perché emerge come un tipo davvero simpatico e alla mano, nel complesso delle interviste e dalla sua storia, dai suoi scritti. Ma insomma, credo che abbiate capito quello che intendo: decisamente, non è neanche più quel giovanissimo esordiente che ho “scoperto per caso”. Ma andiamo oltre sennò divago di nuovo all’infinito…
L’importante è adesso, dicevo, è un libro scorrevole e leggero, che ti cattura per la freschezza della trama e della scrittura, per la simpatia imbranata di Giacomo, ventenne protagonista, per tutto quello che osa dire anche laddove molti non dicono perché scomodo e può “far fare brutta figura al protagonista”. Che poi alla fine risulta a suo modo un protagonista vincente che traina un romanzo per niente scontato, proprio perché ha il coraggio di non aver paura di fare brutta figura. Certo, non ha il coraggio di essere se stesso fino in fondo, ancora. Ma quanti di noi ce l’hanno davvero?…
Giacomo è un ragazzo come tanti, che dopo la maturità dovrebbe essersi iscritto all’Università. In realtà, come tutti – amici e parenti – scoprono all’ultimo momento, ha solo lasciato credere di aver effettuato l’iscrizione: la sua intenzione è infatti quella di prendersi un anno sabbatico, andare a Londra, perfezionare/imparare l’inglese e “mantenersi con qualche lavoretto” per “cercare la Sua strada”.
Fin dall’aeroporto, il giorno della partenza da Milano conosce Viola, ragazza che lo affascina quanto lo disturba, perché la vede supplicare mentre prova a convincere in tutti i modi Nick, il “suo ragazzo”, a portarla con lui, a casa sua, a Londra. Nonostante il ragazzo decida di partire da solo, la giovanissima Viola si imbarca sull’aereo successivo verso Londra per inseguire il suo sogno ostinato.
E invece Viola conoscerà subito il “nostro” Giacomo, e diventerà poi gradualmente la protagonista di una storia diversa e sempre più intricata, finché si troverà perfino a convivere, quasi per caso, col nostro protagonista e Marianna, la fidanzata del padre di Giacomo. Padre assente da sempre, che vive a Londra ma è sempre via per lavoro.
Viola che “dice sempre quello che pensa”, è aggressiva in una maniera tutta sua, al limite tra forza e fragilità, e sogna di diventare la moglie del suo Nick, il ragazzo dell’aeroporto, un dj con cui ha vissuto un’appassionante storia a Ibiza durante l’estate, e proprio non vuole vedere che lui ha già una vita parallela dove non c’ê posto per lei, neanche volendo.
E invece c’è Lucas, reale al cento per cento, che ha bisogno di loro, che si apre solo con Giacomo e poi un po’ con Viola, e che li mette davanti a una realtà scomoda ma bella: un bambino di nove anni che sembra molto più grande e maturo ma in fondo è ancora alla ricerca di una mamma e un papà, vive nell’istituto per bambini dove lavora Marianna, e sogna di essere adottato da Viola e Giacomo. Che ovviamente, secondo lui, dovrebbero sposarsi. Perché per lui è evidente che si amano. E sembra impossibile, finanche al lettore, vederli andare d’accordo per più di mezza pagina, ma chissà?…
D’altra parte, come recita la quarta di copertina: “in fondo si ha paura di un sacco di cose, ma si ha anche un sacco di coraggio, come quello di saltare su un aereo, con in mano solo un biglietto per cambiare tutto.”
E voi? Avete letto questo o altri libri di Gungui?
Fatemi sapere, che raramente come oggi sono davvero curiosa di ricevere commenti e opinioni…
Un abbraccio, Greta