Le quattro sorelle Bau, del 1999, è uno dei testi più famosi di Elio Bartolini (1922 Conegliano– 2006 Varmo).
Il romanzo si colloca negli anni tra la fine dell’Ottocento e il 1934, e quindi attraversa da vicino la tragedia della prima guerra mondiale.
Protagoniste del romanzo sono quattro sorelle di Codroipo: Maria, la più grande, che si trasferisce a Trieste per seguire il neo-sposo, Giulia, la seconda, che dopo il matrimonio va a vivere a Conegliano e realizza il suo sogno di diventare sarta, Olga, filandera, la più vivace, leggera e spumeggiante, che poi sarà la madre di Bartolini, e infine la più piccola, Anna, che inizialmente resta a casa con la mamma e vorrebbe farsi suora, ma poi perde la vocazione e finisce per sposarsi come le altre. Al loro fianco, per proteggerle e sorvegliarle, tre fratelli, ma le protagoniste assolute del racconto questa volta sono le quattro ragazze.
Nel prequel del romanzo, Infanzia furlana del 1997, ad essere centrale era invece la figura della nonna dello scrittore che, pur essendo nato a Conegliano, – che conosce molto bene, come si desume dal romanzo, – ha trascorso quasi tutta la vita in Friuli: è ancora un bambino che si trasferisce a Codroipo con la famiglia. È sempre in Friuli che, durante la guerra, si arruolerà tra i partigiani distinguendosi per merito e coraggio.
Col tempo, si va avvalorando l’ipotesi che questi due libri di Bartolini siano delle vere e proprie autobiografie appena mascherate da romanzi. Questo sostiene una parte della critica. Resta però la grande generosità dello scrittore nel raccontare “gli altri da sé“, soprattutto i famigliari, e di ricavare un posto piccolo e quasi invisibile per se stesso, all’interno della narrazione. Quindi, se considerati come biografie, i libri sono davvero atipici. Mi piace, perciò di più la definizione che troviamo in quarta di copertina dove il libro è chiamato una biografia delle origini.
Elio Bartolini è uno scrittore molto amato dalla critica. La ricercatezza del suo linguaggio, la scelta di termini desueti, la reverenza per la letteratura classica, lo consegnano a un destino di successi e premi, anche se non sempre è semplice seguire le sue scorribande tra frasi secondarie, concatenate e termini un po’ ostici. A volte sembra che il suo amore per un classicismo retrò, che forse ha radici nella sua infanzia furlana e nel suo dialetto ruvido, oltre che nell’immedesimazione nei periodi antichi di cui narra, superi la necessità di rendere il racconto scorrevole e immediato. Un racconto che non è mai accattivante o fine a se stesso, e forse neanche pensato direttamente per il lettore, e richiede parecchie volte di saltare avanti e indietro se si vuole cogliere al meglio il senso delle frasi e dei periodi, ma finisce per essere piacevole per la magia che sprigiona, quella di un’altra epoca espressa, appunto, proprio a partire dallo stile, dalla scrittura.
All’interno del ritratto corale e accurato del Friuli contadino e della prima guerra mondiale, che porta con sé l’immagine di una Conegliano in ginocchio, attonita e affamata dopo il dominio austriaco, Bartolini ritaglia una storia diversa per ciascuna delle sorelle, così differenti tra loro ma così unite. Di conseguenza, ciascuna delle quattro ragazze protagoniste apparterrà al racconto principale, ma avrà alcune pagine espressamente dedicate per approfondire la sua conoscenza.
A questo punto, è meglio che mi fermi per non svelare troppo, per non farmi prendere la mano e andare avanti col racconto che, pagina dopo pagina, diventa sempre più avvincente, a partire dalla fuga di Olga durante la guerra per raggiungere la sorella Giulia a Conegliano, e dagli stratagemmi inventati dalla sarta e dalla sorella minore, scaltra e intelligente, per sopravvivere alla mancanza di cibo e notizie dal fronte. E da qui vi lascio proseguire da soli, anticipandovi solo che il racconto si chiude a luglio del 1934 perché coincide con i festeggiamenti del Cristo nero, molto importanti per il paese, tanto che ritroveremo eccezionalmente riunita tutta la famiglia a casa della nonna a Codroipo. Faremo anche la conoscenza di Elio Bartolini bambino, che vive appunto con la nonna, perché la madre Olga deve lavorare a Trieste come cameriera. Elio desidera farsi prete perché sente una fortissima vocazione, per cui chiede ai familiari di lasciarlo entrare in seminario. Riuscirà a coronare il suo sogno o prevarrà il pragmatismo dei parenti e della maestra?
E voi? Avete già letto qualche libro di Bartolini o magari proprio questo?…
Un abbraccio forte, Greta
Sembra molto interessante! Grazie per la dritta.
😘
Linda
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È un bellissimo libro, te lo consiglio!
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