La ragazza della palude

Grazie al passaparola, ho scoperto un film molto particolare: La ragazza della palude. Uscito negli USA nel 2022, è arrivato da noi solo di recente, e per ora unicamente in streaming su Netflix. Spero che venga trasmesso presto in chiaro perché merita davvero! Le recensioni del pubblico sono molto positive, qualcuno addirittura arriva ad affermare che sia il miglior film mai visto! Ecco, non mi spingerei fino a tanto, ma è sicuramente una storia tenera, originale, emozionante e coinvolgente quanto basta.

La pellicola si basa sul romanzo tinto di giallo – definirlo thriller per me è fuorviante perché è un po’ un genere a sé – Where the Crawdads Sing (Dove cantano i gamberi), dell’esordiente Delia Owens. Il libro ha ottenuto inaspettatamente un successo planetario, diventando un vero e proprio “caso letterario”: uscito nel 2018, da gennaio dell’anno successivo è stato più di cento settimane in classifica tra i best–seller del New York Times, di cui trenta al primo posto. Tradotto in 42 lingue, ha superato, per numero di copie vendute, perfino il Maestro Stephen King!

Anche per il romanzo, come per il film, è stato determinante il passaparola che l’ha portato fino a Reese Witherspoon. La nota attrice e produttrice, dopo averlo letto, si è accorta subito delle sue enormi potenzialità e ne ha acquistato i diritti cinematografici per trasformarlo in un film diretto da Olivia Newman. È proprio bello scoprire che ogni tanto un’autrice esordiente ce la fa!

Delia Owens, infatti, non proviene dal mondo della letteratura: è una zoologa e, fino ad allora, aveva scritto solo articoli per riviste tecniche del settore. La sua specializzazione spiega però lo stretto rapporto di Catherine Clark detta Kya, la protagonista del romanzo, con la natura, e la competenza con cui sono trattati i regni della flora e della fauna. Kya, abbandonata prima dalla madre e dai fratelli, poi anche dal padre e dal sistema, si ritrova a vivere tutta sola in una casupola isolata in mezzo alle paludi inospitali di Barkley Cove, un paesino di pescatori del North Carolina degli anni Cinquanta. Imparando a decifrare i segreti del suo ecosistema, conosce a fondo soprattutto gli animali. La scuola la respinge: viene presa in giro dai compagni perché gira scalza e poco curata, e non è protetta neppure dagli adulti. Così, piccola e indifesa com’è, abbandona ogni tentativo di inserirsi nella comunità, e si accontenta di quello che può insegnarle il padre, finché c’è, della tenera amicizia che la lega alla coppia che gestisce il negozio locale da cui si rifornisce, e delega la sua educazione direttamente alla natura selvaggia che le è diventata amica. Vive di espedienti, soprattutto vendendo cozze.

La storia però si apre ad effetto in un’aula di tribunale dove Catherine viene imputata di aver ucciso un uomo, Chase Andrews (Harris Dickinson), ritrovato a faccia in giù negli acquitrini. Il pubblico ministero afferma che, tra la mezzanotte e le due del 30 ottobre, la ragazza abbia attirato Andrews sulla cima di una torre abbandonata in mezzo alla palude – dove i due erano già stati insieme – per spingerlo giù provocandone la morte, per poi cancellare tracce e impronte digitali. Chase è un ragazzo con cui Kya ha avuto una relazione finita male. L’avvocato appesantisce l’accusa dichiarando che: “Kya aveva il tempo, il movente e la debolezza di carattere per uccidere!”

Patteggiando, Catherine potrebbe mettersi in salvo dal rischio dall’ergastolo, o addirittura dalla pena capitale, ma rifiuta fin dal principio, professandosi innocente.

L’anziano avvocato di Kya, che ha imparato a conoscerla, la difende con passione e convinzione affermando che non ci sono prove contro di lei. Non è neppure detto che Chase sia stato ucciso: potrebbe essersi trattato di un incidente, visto che la torre e le grate del pavimento sospeso erano pericolanti e in pessimo stato, come riportato anche da un’antecedente relazione della polizia che suggeriva di chiudere l’accesso alla torre. Inoltre, l’avvocato della difesa continua la sua arringa sostenendo che sia molto più facile prendersela con una persona emarginata come “la ragazza della palude” (così Kya viene chiamata da molti). Lei rappresenta un personaggio scomodo per la maggior parte della comunità che ne è affascinata ma non la capisce, non comprende il suo bisogno di andare in giro e documentarsi sulla natura, ispezionare e scoprire. C’è chi ha un po’ paura di questa tranquilla ragazza. Qualcuno vagheggia perfino che possa essere una creatura mitologica a metà tra la donna e la scimmia. Kya sembra strana ai più perché non ha paura di stare sola e vivere nella natura selvaggia. Non ha mai provato il vero terrore finché Chase non è entrato a far parte della sua vita, e con lui la violenza, quella stessa violenza che ha sgretolato la sua famiglia d’origine…

Divertendomi a spulciare i commenti sui social, mi accorgo che il film è molto divisivo. Anche su questo potrebbe basarsi il suo straordinario successo: ho notato che quando un libro o una pellicola dividono il pubblico infiammandolo in positivo o in negativo, questo determina in qualche modo la sua fama, che talvolta va al di là degli stessi meriti dell’opera. Come si dice? “Bene o male l’importante è che se ne parli!” In questo caso, però, mi sento di ribadire che a me il film è piaciuto davvero tanto. Certamente l’ho notato per la sostanziosa pubblicità determinata dai numerosi pareri positivi, ma se non mi avesse convinta avrei spento dopo cinque minuti, come mi capita di fare, a volte, quando resto delusa o mi annoio.

La trama non si basa solo sull’inchiesta, e questa è la sua particolarità e la sua forza, a mio avviso. In parallelo, tramite flashback, veniamo a conoscere l’ambiente affascinante in cui abita Kya, e la sua vita fin da bambina. Quindi la narrazione parte dall’abbandono della piccola Kya da parte della famiglia e, passando attraverso la singolare vita solitaria della “ragazza della palude”, prosegue fino ad arrivare all’età adulta. La trama si avvale anche di una bella storia d’amore, quella tra Kya e Tate, il suo primo ragazzo. Tate Walker – Harris Dickinson è fondamentale per la crescita intellettuale ed emotiva di Kya. È un ragazzo buono e volenteroso, che si innamora profondamente di lei, ricambiato. Quando comprende che Kya non ha avuto la possibilità di frequentare la scuola, si occupa con delicatezza ed entusiasmo della sua istruzione: le insegna a leggere e la aiuta a conoscere tutti i libri della biblioteca del paese. I volumi della vecchia e polverosa biblioteca e il percorso con Tate affascinano talmente Catherine che inizia a descrivere gli animali, le piante e le conchiglie che tanto ama. Decide di mettere su carta i pensieri e i sentimenti che le suscitano e si impegna ad accompagnare le parole con alcuni disegni poetici ma precisi e dettagliati. Il ragazzo rimane talmente incantato dai suoi libri in embrione che la spinge a inviarli a una casa editrice. Anche Tate però è costretto ad abbandonarla per andare al college: ha tanti sogni e ambizioni per il suo futuro, e non riesce a mantenere la promessa di tornare da lei entro breve.

Kya ci mette cinque anni a lasciar andare il dolore per quell’ennesima perdita, ma alla fine ci riesce anche grazie all’incontro con Chase Andrews. Inizialmente le attenzioni del ragazzo sono rudi e indesiderate, ma col tempo la giovane si lascia convincere dalle sue promesse frammiste a bugie, e da tante belle parole che la confondono, e inizia una relazione con lui, fino a quando… E qui mi fermo per non spoilerare troppo!

Aggiungerei solo che Kya Clark, è interpretata da Daisy Edgar-Jones che, per inciso, mi pare perfetta per il ruolo: ha una recitazione molto intensa e una voce profonda e un po’ roca,  particolare. È dotata di una bellezza non canonica ma allo stesso tempo purissima. Dovendo immaginare una donna cresciuta in mezzo alla natura, fragile e forte allo stesso tempo, è così che la raffigurerei, anche se, per esigenze cinematografiche, Kya appare a volte troppo curata o comunque non abbastanza selvaggia. Per quanto riguarda l’aspetto estetico, avrebbero forse potuto osare di più, in nome della verosimiglianza. Detto questo, ribadisco che l’attrice mi piace moltissimo. C’è chi arriva a sostenere che sia proprio lei, Daisy Edgar-Jones, il vero punto di forza della pellicola!

E voi, avete visto questo film? Condividete l’entusiasmo suscitato dall’attrice e dalla pellicola, o siete tra i detrattori?…

Fatemi sapere il vostro parere che, mai come oggi, sono curiosa di conoscere!

Un abbraccio dalla vostra Greta

3 pensieri riguardo “La ragazza della palude

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