Il caso Paradine

La settimana dedicata ad Alfred Hitchcock è ufficialmente terminata, ma fortunatamente la programmazione offre ancora alcuni capolavori del grande maestro. Questa sera, ad esempio, TV2000 trasmetterà alle 20:55 Il caso Paradine, un film in bianco e nero del 1947, considerato un classico del genere.

Siamo di fronte a un’opera che in ogni caso vale la pena di essere vista: indipendentemente dai gusti dello spettatore, dall’età, dall’inclinazione, o dall’estrazione sociale e culturale. Il caso Paradine è uno di quei film che conquistano per la loro qualità intrinseca, al di là di ogni preferenza personale.

Hitchcock alla regia è già di per sé una garanzia di qualità, e a mio avviso tutti i suoi film sono imperdibili. Qui dirige uno splendido Gregory Peck, ingaggiato all’ultimo momento dopo la rinuncia al ruolo di Sir Laurence Olivier (spesso le occasioni migliori nascono dal caso…). Al suo fianco, Ann Todd e Alida Valli in stato di grazia e al suo debutto in un film americano, grazie al rifiuto di Greta Garbo di interpretare l’affascinante e controversa signora Paradine (ancora il fato, o forse è meglio dire il destino, che ci mette lo zampino…)

Il caso Paradine si potrebbe definire un noir drammatico tinto di giallo, antesignano del fortunato genere legal thriller. È infatti ambientato nel tribunale londinese di Old Bailey (riprodotto a Hollywood) e tratto da un romanzo di Robert Smythe Hichens del ’33. Pertanto, il film gode di una solida “impostazione letteraria”.

Impeccabile Louis Jourdan, l’attore francese, elegante e nel contempo meravigliosamente umano nel ruolo del cameriere fedele dei Paradine, accusato di essere l’assassino del suo datore di lavoro dall’avvocato della signora Paradine (Gregory Peck, appunto), in cerca di un qualunque capro espiatorio pur di proteggere la sua assistita di cui si è invaghito. 

Il film non ebbe all’epoca un grande successo di critica e di pubblico, soprattutto se paragonato ad altre opere del celebre regista. Lo stesso Hitchcock rinveniva dei difetti di produzione e recitazione nel suo Caso Paradine (come si è detto, ad esempio, avrebbe voluto altri attori per i ruoli principali). Il giallo è stato rivalutato solo nel tempo, ed è uno di quei film che lasciano qualcosa solo per il fatto di averli visti. E già questo è un pregio inestimabile, per me.

Mi ritiro in punta di piedi, come si fa davanti ai grandi capolavori, e vi lascio in silenzio alla visione del film.

Prima di concludere, però, è impossibile non ricordare l’invettiva finale della moglie del giudice contro la pena di morte: innovativa e umanissima, specie se collocata negli anni in cui venne espressa. Da ricordare, ancora, che quel giudice è niente meno che interpretato da Charles Laughton. So che qualunque amante del cinema “storico” a questo punto mi dirà che già per quest’ultimo dato il film “vale la pena di essere visto”. E, torno a ripetere, vale la pena davvero, sotto ogni aspetto.

Chi tra voi conosce questo straordinario film? Avete voglia di aggiungere qualcosa di vostro a quanto detto?…
Un abbraccio, Greta

2 pensieri riguardo “Il caso Paradine

  1. Che dire.. Un’altra grande prova di regia di Hitchcock e un’ottima prova attoriale per tutti i protagonisti, soprattutto i “sostituti dell’ultima ora” e in particolar modo la Valli, ottima interprete dell’algida signora Paradine e che nei dialoghi originali sfoggia una dizione quasi perfetta nonostante fosse il suo primo film straniero.

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