D’accordo, anche a me il pluripremiato La tentazione di essere felici (Longanesi 2015), il romanzo d’esordio del grande scrittore e giornalista Lorenzo Marone, era piaciuto ancora di più, rispetto a queso libro del 2018: la definizione del suo anziano protagonista, sospeso tra cinismo e tenera umanità, mi aveva fatto sciogliere il cuore. Per non parlare del film La tenerezza, per la regia di Gianni Amelio, ad esso ispirato. Al di là di tutti i riconoscimenti che ha raccolto, l’ho trovato davvero un film intelligente e ben fatto, Giovanna Mezzogiorno e Micaela Ramazzotti impegnate in una gara di bravura al femminile per la gioia dello spettatore.
Tuttavia, non condivido l’accanimento che si è creato, da parte di certa critica – ufficiale o casereccia che sia – su Un ragazzo normale: il romanzo di Marone edito da Feltrinelli nel 2018. In sintesi, l’accusa è di trattare da una parte con troppa superficialità il personaggio di Giancarlo Siani, il giornalista de “Il Mattino” di Napoli vittima della camorra, trucidato il 23 settembre del 1985, anno in cui si svolge il racconto, dall’altra di far parlare il giovane protagonista dodicenne, Mimì, come un adulto.
Io penso che entrambe le considerazioni abbiano anche un loro fondamento, ma a me l’amicizia “leggera” tra Mimì e Giancarlo, fatta anche di piccole cose quotidiane, è piaciuta, l’ho trovata bella e commovente anche in virtù della sua semplicità. D’altra parte, i “ragazzi normali” non sanno di essere destinati a diventare eroi, e noi, Giancarlo, lo vediamo solo attraverso gli occhi di quello che è, appunto, solo un bambino, per il quale la registrazione di una musicassetta di canzoni di Vasco è un dono inestimabile, specie se serve a conquistare Viola, la ragazzina di cui è innamorato da tempo. Specie se, questo amore, Giancarlo ha saputo prenderlo “sul serio”, e nell’incidere la cassetta ha messo il cuore. E penso che, tra l’altro, Siani sia stato anche questo: un ragazzo qualunque che ama Vasco e si diverte a chiacchierare con un piccolo amico delle cose della vita. Non solo un Grande Giornalista, un Eroe dei nostri giorni, quindi, ma anche un Ragazzo normale mostrato nella sua quotidianità, come ribadisce il romanzo fin dal titolo. Un eroe come ce ne sono stati e ce ne sono tanti, nel nostro paese: persone comuni, umili, con gusti semplici, che il caso e il coraggio trasformano in eroi. Da non dimenticare mai, certo, ma anche da non elevare sopra un piedistallo se questo deve significare il rifiuto di considerarli Uomini Normali e, proprio in quanto tali, Straordinari!
Della trama di questo romanzo, tenero ed emozionante, non voglio dirvi troppo, perché va letta, pagina dopo pagina, per quello che è: la storia della famiglia umile di un portiere che vive stipata in un piccolo appartamento e trova nell’autenticità dei sentimenti la forza di andare avanti ogni giorno e spesso, nonostante tutto, col sorriso.
Un piccolo mondo claustrofobico dal quale Mimì evade grazie alle marachelle con Sasà, lo scugnizzo amico di sempre, e grazie ai suoi sogni su super eroi e super poteri che lo portano a conoscere e idealizzare Giancarlo che, con la saggezza dell’intuito sensibile e immediato di un bambino, eleva immediatamente a suo eroe personale. E scusate se è poco.
Voglio aggiungere, ancora, che è degno di nota il personaggio del nonno, quasi un perno attorno a cui gira l’intero racconto. Sembra che Marone, nel tratteggiare la terza età abbia una sensibilità acuta e particolare che, senza nulla togliere alla freschezza dei libri, aggiunge quella saggezza che ai giovani ancora manca e che, in questo caso, arriva pacata ma fortissima a rischiarare e guidare il cammino del piccolo Mimì.
E voi? Avete letto questo libro? Cosa ne pensate, anche in relazione ad altri romanzi di Marone?…
Bacioni, Greta