Chiamata dall’inferno di Elisa Averna (2022, Dark Abyss Edizioni) è un romanzo che ha il pregio di tenere col fiato sospeso dall’inizio alla fine. Certo, tale è proprio lo scopo ultimo di questo nuovo genere letterario che va per la maggiore, chiamato infatti Breathless ovvero Senza fiato, per “l’assenza di pause” nella narrazione; ma tra il volerlo fare, e il riuscirci davvero, sappiamo bene che alla fine è tutta un’altra storia. Una storia che ad Elisa Averna riesce benissimo!
La Averna è un’autrice già matura, che pubblica solo no-eap e ha al suo attivo numerosi testi sul mercato. È anche particolarmente conosciuta perché amministratore della pagina Facebook di successo: Solo editoria non a pagamento – no-eap.
Chiamata dall’inferno è il suo settimo libro, un thriller psicologico sperimentale che niente ha da invidiare a nomi ben più noti della narrativa moderna. E, come ben sa chi mi conosce già, questo è uno dei miei generi preferiti in assoluto! Lo stile è pulito e maturo, la scrittura impeccabile ma fluida invoglia alla lettura.
Ma, scendendo più nello specifico, volendolo motivare brevemente, perché dunque mi è piaciuto così tanto il libro di Elisa Averna?
- La suspense continua e ininterrotta.
- Il crescendo costante, interno alla trama, che porta ad appassionarsi sempre di più all’intreccio e ai protagonisti…
- Intreccio, tra l’altro, ben congeniato e di piacevole fruizione
- Personaggi ben delineati
- Quel costante nodo alla gola che ti provoca la lettura, sintomo dei thriller psicologici ben riusciti.
- Struttura circolare che parte dalle citazioni letterarie della Divina Commedia per tornare con eleganza alle stesse, senza annoiare il lettore. Anzi, devo dire che, gradualmente, l’attenzione generale cresce.
- Il ritmo sempre più incalzante.
- Il simbolismo non fine a se stesso ma ben collocato e spiegato.
- l finale: ah che soddisfazione!
Per completare la recensione, e invogliare giustamente i lettori ad occuparsi di più di questi talenti nascenti, che chiamarli scrittori esordienti mi pare riduttivo, vorrei lanciare un occhio alla trama. Veloce, per non creare spoiler.
Jessica è una bella, e ancora giovane, signora dell’alta società in carriera, che lavora provvisoriamente da casa, ha un matrimonio ben riuscito con Mauro, che la adora ed è molto affezionato ai suoi due figli, un maschio e una femmina, frutto di un precedente matrimonio infelice con un uomo violento e alcolizzato. Mauro tratta come se fossero figli suoi quelli di Jessica, che non potrebbe essere più felice, se non fosse che talvolta i suoi peccati di gioventù e più di qualche incursione passata nella lotta contro l’alcolismo non tornassero di tanto in tanto a tormentarla.
Finché, un giorno, sarà un uomo in carne ed ossa a turbare il suo quotidiano, sradicando completamente la sua calma routine. O meglio, un uomo che si palesa solo dietro a una voce terrificante e distorta che vuole spingerla a ricordare e ad espiare.
Ma cosa?
Lui sa tutto di lei e delle sue abitudini. Dissemina la sua tranquilla villetta di spie, telecamere e ordigni esplosivi. Ogni giorno, per nove giorni, tanti quanti sono i gironi danteschi per scendere nell’inferno più profondo, l’uomo la chiamerà per farle espiare i suoi peccati attraverso punizioni e atti simbolici che per lei hanno solo un senso vago o nullo. Se Jessica fallirà le prove, lui farà esplodere uno degli ordigni, dal più innocuo al più forte, o minaccerà di rivalersi sulla sua bella famiglia oppure sul padre di Jessica, integerrimo magistrato. Per nove volte le darà la possibilità di indovinare la sua identità, “chi si nasconde dietro alla voce”. Se Jessica fallirà l’indovinello infernale, sarà costretta a vederlo in volto e a subirne le conseguenze. Fino all’estremo.
Vi lascio quindi all’avvincente lettura di questo thriller davvero ben riuscito!
Buon divertimento e buoni incubi, Martina Greta Colonna