Federica Bosco e le (dis)avventure di Monica

Monica è la protagonista della prima trilogia di Federica Bosco, scrittrice e sceneggiatrice milanese (trapiantata a Firenze), che ha ottenuto una grande fama negli ultimi anni: i suoi sono libri da un milione di copie e vengono tradotti in dieci lingue ma, soprattutto, sono libri godibili e intelligenti, divertenti e cinici quanto basta, e non hanno nulla da invidiare alla letteratura inglese che, generalmente, nelle commedie brillanti la fa da padrona. 

Mi piaci da morire del 2005 è non solo il primo romanzo dove compare Monica, la sua eroina più tenera e pasticciona, ma anche il suo primo libro in assoluto. Seguono L’amore non fa per me nel 2007 e poi L’amore mi perseguita, che esce appena un anno dopo. Lo so, i titoli non sono un gran che (motivo per cui inizialmente avevo scartato questa autrice) ma la trilogia basata sulle(dis)avventure di Monica merita davvero.

Monica è una trentenne simpatica e ironica alla ricerca della felicità. È dotata di un buon senso dell’umorismo e anche di una discreta sfortuna con gli uomini. Ama scrivere, il cibo spazzatura e soprattutto New York, dove si è trasferita a vivere lasciando Roma, la sua città natale, in cerca della sua strada.

Si ritrova a convivere con due coinquilini squinternati che diventano presto i suoi migliori amici: Mark, un elegante gay dal cuore tenero a caccia del grande amore e di uno scopo nella vita, e Sandra, una mastodontica donna di colore dotata una voce bellissima ma non di uguale fortuna nella carriera. Sandra legge i tarocchi, i fondi del caffè e si dice che sia in grado di portentose magie e di prevedere il futuro (solo degli altri). 

Al posto del lavoro glamour o del successo letterario che si era immaginata, Monica finisce a lavorare in un polveroso negozietto di chincaglierie gestito da due arcigne anziane zitelle, avare e brontolone, che solo verso la fine del primo volume mostreranno qualche sprazzo di umanità e affetto nei suoi confronti.

Abbandonata dal suo “grande amore” David – che torna dall’algida fidanzata – Monica viene perfino perseguitata da un alcolizzato psicopatico che le hanno presentato, in buona fede, una coppia di amici. Insomma, non era proprio così che si era immaginato a New York la sua vita, la nostra Monica! La realtà è decisamente distante dall’idea che si era fatta della Grande Mela guardando Sex and the city! Però, forse, tutto ha un senso, perché proprio nel vecchio e polveroso negozio finisce per conosce Edgar, un maturo editore scozzese che prende a cuore il libro che sta scrivendo e poco a poco anche lei.

E proprio quando Monica sta per disperare perché i suoi amici si trasferiscono a vivere lontano ed Edgar è ritornato in Scozia, le arriva la proposta che potrebbe cambiarle completamente la vita. In meglio?

Nel secondo volume Monica si trasferisce a vivere da Edgar in Scozia, ma non è tutto oro quello che luccica, per usare un banale senso comune, perché Culross, il paesino dove vive il suo grande amore, è molto distante dal centro e dai negozi e Monica, che non guida, si ritrova isolata in un grande e diroccato maniero che contiene e conserva ossessivamente la memoria  di Rebecca, l’ex moglie di Edgar, morta sette anni prima. La citazione del film di HitchcockRebecca la prima moglie, non è e non vuole essere casuale, solo che, a differenza di quello che avviene nel famoso film di Hitchcock, la relazione tra Monica ed Edgar finisce per impantanarsi a causa di tutta una serie di riti ossessivo-compulsivi compiuti da lui per “punirsi” della morte della moglie ed evocarla. A peggiorare il tutto, la presenza invadente della madre iperprotettiva del Nostro Eroe che diventerà un personaggio-macchietta via via che procede il romanzo, lasciando Monica da sola a vedersela con le sue difficoltà e David che, mellifluo, approfitta della sua debolezza e del suo isolamento per richiamarla continuamente professandole amore eterno, tanto da farla cedere per una notte per poi abbandonarla di nuovo. Al posto della carriera che le era stata promessa da Edgar, sempre latitante e perennemente attaccato al cellulare e al suo lavoro a Dublino, Monica si ritrova a scrivere per il giornale locale di Culross, in una redazione surreale diretta da un maniaco fissato col gaelico antico.

Il terzo volume è la riscossa di Monica! Tornata a New York, senza più alcuna sicurezza, dopo un primo periodo di crisi nera e di apatia, riprende in mano la sua vita per portarla finalmente verso quello che desidera e che le può garantire, se non la felicità sognata, una nuova serenità e una nuova consapevolezza soddisfatta di sé.

Differenze tra Monica e Bridget Jones:

Via via che si procede con la trilogia, è impossibile non farsi venire in mente Bridget Jones, soprattutto nel terzo romanzo quando Monica si ritrova incinta a sorpresa e non sa se il figlio sia di David o di Edgar. Le somiglianze, però, sono per lo più superficiali. A tal proposito, penso sia meglio lasciare la parola direttamente a Federica Bosco che afferma, in coda ai ringraziamenti del terzo libro, L’amore mi perseguita

Infine, vorrei approfittare di questo spazio per rispondere una volta per tutte all’eterna domanda: “Ma è vero che sei considerata la Bridget Jones italiana?” Il fatto di aver creato un personaggio come Monica, una trentenne ingenua e insicura, alla disperata ricerca dell’amore, fondamentalmente onesta e che usa l’ironia come un salvagente, non ha niente a che vedere con il personaggio di Helen Fielding. Monica non conta le calorie, né le sigarette, e il suo unico problema non è quello di scegliere tra Hugh Grant e Colin Firth, ma quello di imparare a credere in se stessa, dimostrare il suo valore e tirare fuori le palle. Insomma… la risposta è NO!!!

Infatti, Monica non si ritrova a scegliere tra i due padri. Non è neanche interessata a sapere chi dei due sia il papà della sua bambina, dal momento che entrambi sono degli smidollati che l’hanno scaricata senza tanti complimenti! Scopre, invece, un nuovo modo di amare e un nuovo affidabile e soddisfacente quanto imprevedibile amore. E comunque, anche in questo caso, resta fondamentale il percorso di crescita della protagonista. Il fidanzato, che sembra fare finalmente al caso suo, arriva tardi, sul finire del romanzo, e resta sullo sfondo, così come gli amici, che già nel primo libro la “abbandonano”, hanno un ruolo marginale, sono macchiette divertenti, o buoni compagni che la aiutano a non lasciarsi andare, ma mai dei veri comprimari. Per Bridget Jones gli amici sono fondamentali e il suo rapporto con Jude, Shazzer e gli altri è centrale per la trama e la comprensione di tutti e quattro i romanzi di Helen Fielding. Per la Bosco quello che davvero conta è il percorso di Monica verso la maturità e la scoperta di una nuova e più completa consapevolezza di sé e delle sue esigenze. In definitiva, questa è la storia di una giovane donna alla ricerca di se stessa, non delle relazioni amicali di Monica e perfino neanche, in fondo, di quelle sentimentali. Ma, comunque, occorre sottolineare che ci si diverte anche tanto, durante la lettura dei tre libri!

E voi? Avete letto niente di Federica Bosco o magari proprio la trilogia su Monica?

Vi piace questa autrice?

Un abbraccio forte, Greta

3 pensieri riguardo “Federica Bosco e le (dis)avventure di Monica

  1. Tra i libri di Federica Bosco spacca anche “Ci vediamo un giorno di questi”. Molto bello anche il romanzo che sto leggendo adesso (“Un altro giorno verrà” di Iva Zanicchi).

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